Johnson DeMarco
Nazione: Stati Uniti d'America
 
 

DeMarco Johnson fu una delle scelte nel campo dell’usato sicuro operate dalla NSB dopo il ritorno in Legadue nel 2004. Ex University at North Carolina Charlotte, seconda scelta (n. 9) dei New York Knickerbockers nel 1998, giocatore di classe indiscussa, vero manuale semovente del basket che bazzicava il nostro continente sin dal ‘98. Purtroppo l’avventura nell’NBA (tentata nel 1999/00, dopo una prima stagione a Milano) nonostante un bagaglio tecnico completo per affrontarla, era andata male perché DeMarco, innanzitutto, difettava dei mezzi atletici necessari per competere a quel livello. Inoltre DMJ non aveva mai amato troppo soffrire in palestra il che, purtroppo, si abbinava anche alla costituzionale tendenza a ingrassare facilmente. Archiviata dunque l’esperienza con i Knicks, Johnson tornò in Italia (a Pesaro) a metà stagione 99/00. Purtroppo, per gli stessi motivi del suo fallimento nell’Nba, anche la carriera europea subì un lentissimo ma costante declino mentre transitava per Varese, Olympiakos, Alicante e Biella. Ormai ignorato dai top clubs, DeMarco, il cui contratto era assai costoso, stuzzicò la fantasia del presidente Papalia: la sua Nuova Sebastiani aveva bisogno di un giocatore di grande classe e di forte richiamo per il primo anno di serie A2 e Johnson, almeno in teoria, poteva incarnare tutto ciò. Anche perché in Legadue avrebbe dovuto trovare meno opposizione. In teoria, addirittura, DMJ sarebbe anche potuto diventare un nuovo Sojourner. I più cinici però storsero il naso, innanzitutto per l’investimento economico (che avrebbe pesato assai soprattutto quando, qualche mese dopo, si sarebbe dovuto rinunciare allo sponsor Tris) ed anche per l’atteggiamento pigro che aveva sempre contraddistinto Johnson. Insomma, il classico il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Come sua abitudine DeMarco Johnson si presentò al raduno di precampionato una decina di chili sovrappeso e con un principio di flebite a un polpaccio che richiese un supplemento di visite mediche prima di ottenere l’idoneità fisica. Col senno di poi, quello sarebbe stato un valido motivo da prendere al volo per provare a tagliarlo. In ogni caso, durante il corso della stagione il rendimento di DMJ migliorò anche se non ha lasciato il segno nella storia degli stranieri passati a Rieti. A questo sicuramente contribuì anche l’infortunio al tendine d’achille verificatosi nel match di Ferrara all’11^ giornata di ritorno dopo soli 7 minuti di gioco. Come noto, dopo quella partita Gaetano Papalia ruppe gli indugi e cedette David Hawkins a Roma. Un’operazione che probabilmente sarebbe comunque avvenuta. Non sapremo mai però come sarebbe andato il playoff con Montegranaro se DeMarco Johnson fosse rimasto tutto d’un pezzo a Rieti invece di essere rimpiazzato dal deficitario Inus Norville al cui posto, eventualmente, sarebbe arrivato un comunitario per sostituire proprio Hawkins.
Del resto lo sport, come la vita, è costellato delle cosiddette sliding doors (porte scorrevoli) e non sarà mai concesso sapere cosa sarebbe accaduto se, invece di una porta, se ne fosse potuta scegliere un’altra.

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