Esposti Mario
Nazione: Italia
Reatino: Si
 

Mario Esposti - detto Crecrè perchè a causa di un piccolo difetto di pronuncia, invece di dire tre dice crè - era il figlio del tabaccaio in via Picuti, angolo via Garibaldi. Fu la prima stella dello sport reatino negli anni precedenti la seconda guerra mondiale. "Era il migliiore - ricorda il giornalista Ajmone Milli - Bravo in tutto: una sorta di Dio. Nonostante fumasse come un turco. Anche di notte". Assai dotato in tutte le discipline sportive, Esposti, alto poco più di 1.70, era un gran saltatore che con un colpo di reni, un doppio scatto, riusciva a stare in aria un attimo in più degli avversari. Praticava l'atletica, giocava sia a calcio in serie C con la Supertessile che a pallacanestro. Insomma, è stato una sorta di Jessie Owens reatino.  

Di seguito, alcuni brani di un articolo di Ajmone Milli, tratto dal libro Atletica a Rieti, che rievoca la figura di Mario Esposti.

Gli atleti di quei tempi erano, come dire? Polidirezionali, nel senso che ciascuno faceva tutto e quanto era necessario dovesse fare ad majorem gloria Dei. C’era in ciascuno una specie di fiamma interiore che bruciava ogni dubbio, ogni scrupolo di possibilità: ognuno doveva al contempo essere molti, atleticamente parlando. Una sorta di pirandellismo dei muscoli. In tale passepartout che ciascuno rappresentava, il più tutto di tutti è stato senz’altro Crecré, all’anagrafe conosciuto come Mario Esposti di Porta d’Arci. Crecré studente alle Magistrali, faceva il lungo, l’alto, il triplo, il centravanti nella Supertessile (serie C nel ’38), giocava a pallacanestro. E se c’era da coprire qualche altra specialità non è che si tirasse indietro.
Crecrè, assai più che chiunque altro in Rieti, è stato ciò che potremmo definire “il” campione nell’immaginario collettivo cittadino: studentesco e no.
Lo descrivo, per sommi capi atletici. A 18 anni, nel ’36, passava l’asticella ad 1.45 e due anni dopo, al XIII Gran Premio dei Giovani che quell’anno si disputò allo stadio fiorentino Berta, passò a 1.75 (16° in Italia ndr.) per ritornare caparbiamente agli 1.45 nel ’63, a 45 anni, durante un triangolare Rieti-Terni-Perugia. Una specie di immortale nello scatto, caratteristica questa che lo ha sempre distinto soprattutto quando, nel ’38, giuocava centravanti nella Supertessile…. In più le stesse doti di scatto ed elevazione lo fecero distinguere nella pallacanestro della cui squadra pre-era Sebastiani fu la stella di classe più fulgida.

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