Giordani Aldo
Nazione: Italia
Reatino: No
 

Nel 1975, dopo l'inaugurazione del palasport di Campoloniano, in occasione della seconda partita casalinga la Brina trovò un’altra novità: la Rai TV. La rivale di turno era la Mobilquattro Milano. Partita combattutissima. Bob Lauriski scrisse 36 ma Chuck Jura, detto lo Sceriffo del Nebraska, mancino, dall’immarcabile tiro in avvitamento ricadendo all’indietro, rispose con 33 e rovinò la festa ai padroni di casa che persero 83-84.
Il telecronista di quella partita era il mitico Aldo Giordani: il padre del giornalismo italiano di basket. Nato a Milano, dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale la sua famiglia si trasferì a Roma dove il giovane Aldo, nel 1944, oltre a divenire interprete presso la divisione militare americana, conobbe Elliott Van Zandt, un allenatore di basket e di baseball che gli fece scoprire tutti i segreti dello sport statunitense e che, dal 1948 al 1952 avrebbe diretto la nazionale italiana di basket.
Giordani giocò in Serie A con la Ginnastica Roma insieme a Francesco Ferrero, Vittorio Tracuzzi, Giancarlo Primo e fu anche convocato in Nazionale prima di diventare Campione Italiano Universitario nel 1948. In seguito vinse uno scudetto con l'Indomita Roma, come allenatore e direttore tecnico, quindi iniziò a dirigere la rivista tecnica della Federazione Italiana Pallacanestro. Nel 1951 fu invitato da Adolfo Bogoncelli, presidente dell’Olimpia Milano (l’attuale Armani Jeans), a trasferirsi in Lombardia dove iniziò a collaborare con la Gazzetta dello Sport, oltre a iniziare nuove collaborazioni con i settimanali Sport Illustrato e Guerin Sportivo, fino a diventarne redattore capo e a firmare l'inserto speciale del Guerin Basket. Nel 1954 esordì come telecronista per la RAI in occasione di una partita di basket femminile disputata a Torino, ancora all’aperto. Giordani è stato anche telecronista di baseball. Come inviato per la RAI ha seguito 5 Olimpiadi a partire dal 1960. Storica la sua telecronaca della finale degli Europei di Nantes del 1983, quando si commosse nelle battute finali della partita, in occasione della conquista del primo titolo internazionale degli azzurri, che sconfissero la Jugoslavia.
La sua professionalità, competenza e lungimiranza giornalistica lo portarono alla Domenica Sportiva per condurre un'ampia rubrica dedicata al basket, l'unica capace di rompere la forte egemonia del calcio. Oltre a scrivere diversi volumi di soggetto didascalico e tecnico legati alla pallacanestro, nel 1978 fondò Superbasket, settimanale specializzato che dedicava ampio spazio al basket dagli U.S.A., che diventò il punto di riferimento per tutti gli appassionati e una inesauribile fonte di informazioni e dati che hanno sicuramente contribuito in maniera decisa alla conoscenza della pallacanestro e dei suoi protagonisti d`oltreoceano.
Giordani è considerato uno dei massimi artefici del boom del basket in Italia, grazie all'incessante opera promozionale svolta in favore di questo sport. Lavoratore instancabile, automobilista spericolato, nonché padre di Claudia, campionessa azzurra di sci, il direttore di Superbasket conosceva ogni aspetto e retroscena della pallacanestro e avrebbe potuto intrattenere chiunque per ore e ore a raccontare mille aneddoti. Famosissimi e attesissimi dai lettori i pallini con cui disseminava il suo settimanale di curiosità, retroscena e indiscrezioni che solo lui era in grado di scoprire. Inflessibile critico, quando era necessario, di una federazione spesso arretrata nei progetti, sclerotizzata nel rinnovo delle cariche, troppo burocratizzata e spesso intrallazzona. Nelle telecronache Giordani aveva la capacità di rendere semplice, a chi non la conosceva, la comprensione di uno sport complesso come la pallacanestro oltre che a trasmettere entusiasmo. Lui stesso spiegava che le sue telecronache non erano dirette a coloro che già amavano il basket ma a quelli che ancora lo dovevano scoprire. In qualsiasi momento pensava a promuovere la pallacanestro. Celebre la sua frase e vedi com’è il basket, pronunciata quando nel corso di una partita si verificavano rapidi cambiamenti fronte, incredibili rimonte o clamorosi errori degli arbitri. A tale proposito il Jordan faceva notare che la stessa gara, diretta da due diverse coppie arbitrali poteva avere un differenziale anche di 10 punti a favore sia dell’una che dell’altra squadra senza che nessuno avesse alcunché da osservare.
Aldo Giordani a Rieti fu sempre accolto con entusiasmo e il caso volle che nel 1976, durante la telecronaca della partita Brina Rieti-Ausonia Genova, abbia tenuto a battesimo l’esordio in serie A del diciassettenne Brunamonti, che segnò subito un bel canestro, tanto che il futuro direttore di Superbasket esclamò in diretta: Questo ragazzo è da tenere d’occhio. Fu un buon profeta.
Ma non basta, Giordani aveva un debole per Willie Sojourner, ma anche per Cliff Meely, e appena poteva ne lodava le qualità nelle sue telecronache o sul suo settimanale. Memorabile quando, durante i quarti di finale dei playoff del 1979, l’Arrigoni andò a vincere (91-101) garauno a Cantù, poi eliminata, con 29 punti di Sojourner, che stoppò tutti gli avversari e prese una marea di rimbalzi. Giordani, presente alla gara, volle scrivere personalmente su Superbasket il resoconto di quella partita, compito che normalmente spettava ai collaboratori locali, immaginandosi anziano, davanti al camino, circondato dai nipotini, ai quali raccontava la favola di un simpatico gigante nero, di nome Willie, a cui aveva visto fare cose mirabolanti.
Aldo Giordani ha tenuto a battesimo tanti giornalisti di basket oggi in attività, dei quali non facciamo l'elenco per non dimeticarne qualcuno, talmente sono tanti. Purtroppo Jordan è scomparso nel 1992, a 68 anni, nel pieno dell’attività col suo settimanale e ci sarebbe piaciuto sapere cosa avrebbe raccontato di bello, ma anche di brutto, della pallacanestro degli anni successivi.

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