Gustavo Tolotti, filiforme centro di 2.10 proveniente da Crema, era approdato a Rieti in un modo assai singolare grazie a Luigi Colarieti, avvocato come il padre Enzo ed il nonno, del quale porta il medesimo il nome.
Luigi appartiene a una famiglia che ha fatto il basket a Rieti. Suo zio Franco, era stato giocatore negli anni ‘30 ai tempi della G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio), compagno di squadra del mitico Mario Esposti (detto Creccrè). Suo cugino Giuliano è cresciuto sia giocando che fiancheggiando la società con un attivismo inesausto.
Dunque, Luigi Colarieti, uno dei primi arbitri di basket reatini, per la Pasqua del 1983 decise di trascorrere insieme alla propria signora una vacanza ad Hammamet. Durante il volo verso le splendide spiagge tunisine conobbe una coppia di sposi della città di Crema, i coniugi Pasini, di cui poi divenne molto amico. Si dà il caso che Luca Pasini fosse un grande appassionato di sport e che conoscesse nella sua città un diciassettenne alto oltre due metri, già abbastanza bravo, ma ancora tutto da costruire. Al ritorno dalla Tunisia, Colarieti informò Italo Di Fazi che si dichiarò d’accordo per un provino. L’avvocato ospitò nella sua villa tutta la famiglia Tolotti. Gustavo provò davanti ai tecnici della società e, malgrado fosse stato giudicato troppo magro, l’affare si fece, praticamente per un tozzo di pane.
Tolotti, soprannominato, per la magrezza e per il tempismo nelle stoppate, Manute Bol, come lo specialista sudanese di 2.30 che imperversava nell’NBA, ancora non lo sapeva ma alla fine della stagione 1985/86 sarebbe stato la salvezza di Rieti. In tutti i sensi. Il diciannovenne Gustavo, infatti, mantenne tutte le aspettative riposte su di lui al momento di portarlo a Rieti e, a fine campionato, divenne uno dei pezzi più pregiati del mercato.
Infatti, quando vennero tirate le somme del campionato appena concluso: il bilancio, dopo almeno tre stagioni in passivo, registrava un rosso di circa un miliardo e 200 milioni costituiti da due scoperti interamente garantiti, il più consistente presso la Banca Popolare di Sovvenzione, dalle firme dei membri del direttivo che dormivano sonni poco tranquilli. La situazione era pesantissima: gli istituti premevano per il rientro dei capitali anticipati. La società era con l’acqua alla gola, i consiglieri più facoltosi, e quindi più esposti, premevano per risolvere il problema. Da qui discussioni e riunioni a non finire.
Alcuni consiglieri furono avvicinati da incaricati della Mens Sana Siena sentendosi offrire, per la rinuncia alla Serie A2 una somma cospicua ed un ottimo sponsor per la B1. In quel modo i senesi sarebbero stati ripescati.
Si arrivò quasi a compiere il tristo baratto ma il presidente Rinaldi, fino a quel momento senza firma di garanzia in banca, nel corso di un’accesa assemblea svoltasi nella sede sociale in via Pennina (che successivamente ospiterà la televisione RTR) si dichiarò disposto in un paio di mesi a rilevare in toto la società sportiva e calò un asso che con le regole odierne, dopo l’abolizione del cartellino e l’avvento del professionismo, non sarebbe più giocabile.
Reggio Calabria offriva più di 800 milioni per il cartellino di Tolotti e altri 200 per i diritti su Joe Bryant. Dopo vari tentennamenti il consiglio direttivo accettò. Nella successiva assemblea del 28 settembre, mostrando alcuni assegni che garantivano la cancellazione dei debiti, Rinaldi si assicurò il totale controllo della società che avrebbe mantenuto per altre otto stagioni, fino al 1994, quando la Sebastiani sarebbe tornata in B1 dopo essere scesa fino in B2.
Per Tolotti iniziò una carriera di 15 anni in serie A, di cui 12 a Reggio Calabria, che lo avrebbe portato anche in nazionale. Per questo motivo Rieti ha sempre avuto un posto importante nel cuore di Gustavo.