Melillo Phil
Nazione: Italia
Reatino: No
 

Nel 1976 la Federazione Italiana Pallacanestro, su pressione dei club italiani, consentì di affiancare un oriundo all’unico straniero che ogni squadra poteva tesserare. A quel punto giunse in Italia un’armata brancaleone di giocatori di ogni specie. In tutto ne arrivarono circa una ventina perchè non tutte le società aderirono all’iniziativa. Tra tante bufale arrivò anche qualche ottimo giocatore come Charles Menatti, Carlos Raffaelli, Gary Melchionni e Phil Melillo, che andò a giocare in A2 nella G.B.C. Lazio allenata da Giancarlo Asteo. Dopo poche giornate di campionato il pivot dei romani, Tom Kozelko, si infortunò seriamente ma, sfortunatamente, all’epoca  gli stranieri non si potevano ancora sostituire. La G.B.C. venne data per spacciata: nessuno però aveva fatto i conti con quel play-guardia di 1.82, proveniente dal New Jersey, velocissimo, dal palleggio ubriacante, dallo stile ricco di imprevedibili finte ed hesitations e dal jump-shot immarcabile. Per farla breve, Phil Melillo segnò 30 punti a partita e portò in salvo la Lazio.
Purtroppo, nella stagione successiva la F.I.P. annullò il provvedimento sugli oriundi e dette il via libera al doppio straniero per squadra. Quasi tutti gli oriundi fecero le valigie ma qualcuno, come Raffaelli, restò anche come straniero. Nessuno, invece si fidò di Melillo, incredibilmente giudicato troppo piccolo. Il buon Phil però non si perse d’animo e capì che per lui la vera America poteva essere l’Italia e così si armò di santissima pazienza e decise di sottoporsi alla lunga ed estenuante trafila per ottenere la naturalizzazione e giocare in campionato da italiano. Il che, a circa 20 anni dalla sentenza  Bosman era tutt’altro che uno scherzo: una procedura che avrebbe fatto perdere la pazienza anche a un santo.
Per poter giocare da italiano bisognava anche giocare un certo numero di campionati minori e così il buon Phil iniziò a peregrinare da una squadra di serie C all’altra. Giocò anche Cagliari, dove sposò la giocatrice della nazionale Maria Fara e approdò anche a Rieti, alla Minervini, dove disputò un eccellente campionato di C1, allenato da Gianni Cavoli, vicino ai vari Carlo Sensi, Fabio Folgori, Alberto Patacchiola, Lionello Matteucci, Zeno Proietti, Gino Santoprete e via dicendo.
Finalmente, dopo ben 6 campionati di purgatorio, nel 1983, a 31 anni, Melillo ottenne il sospirato diritto di giocare da italiano. Dopo una stagione alla Benetton Treviso, nel 1984 Phil tornò a Rieti, ma questa volta nella Sebastiani. La guardia italo-americana, nonostante le numerose stagioni nei campionati minori non aveva perso lo smalto e fu chiamato sostituire a Maurizio Ferro al fianco di Gianfranco Sanesi che avrebbe avuto una valida guardia-play al suo fianco. Durante quel campionato Melillo viaggiò a 17.2 punti di media e, insieme a Joe Bryant e Dan Gay, condusse alla salvezza un’American Eagle imbottita di giovani tra cui spiccava l’esordiente Gustavo Tolotti.
L’anno dopo, Melillo disputò l’ultima stagione da giocatore nel Banco Roma e poi intraprese una carriera da allenatore ricca di soddisfazioni.

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1984/85 LA SQUADRA
5 ANNI
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