Lardo Lino
Nazione: Italia
Reatino: No
 

Rieti iniziò a fare i conti con Lino Lardo quando, per ben due volte, nel 1999 e del 2001, alla guida di Bergamo, eliminò la Virtus ai quarti di finale dei playoff per la promozione in Legadue. Nell’ultima occasione, tra l’altro, Bergamo ottenne a sua volta la promozione. Dopo quelle due cocenti delusioni tanti tifosi reatini annotarono mentalmente il nome di Lardo, già valido playmaker per molte stagioni in serie A1 e A2.
Successivamente Lino confermò le sue ottime qualità nell 2002, portando alla soglia dei playoff di A1 Verona che, già prima di iniziare il campionato, non sapeva se a fine stagione sarebbe fallita o meno. Fu lì che Lardo, insieme a colui che sarebbe divenuto il suo fido assistente, Alessandro Giuliani, fece un vero e proprio tirocinio sulla gestione della squadra di una società in crisi, che gli sarebbe sicuramente tornato utile più tardi.
Dopo Verona seguì il trasferimento a Reggio Calabria, condotta ai playoff e, quindi, l’approdo a Milano con cui disputò la famosa finale scudetto del 2005 decisa dalla storica tripla a fil di sirena di Ruben Douglas. Purtroppo qualcosa non funzionò nella stagione seguente e, con somma delusione dei tifosi lombardi, Milano esonerò Lardo, del tutto immeritatamente, sostituendolo con Aleksandar Djordjevic.
Nell’estate del 2006 il coach ligure venne contattato da Getano Papalia per rilanciare le ambizioni della Nuova Sebastiani, cocentemente sconfitta da Montegranaro nella finale per la promozione in Legadue. Il nome di Lardo circolava già da un po’ di tempo nel totoallenatori dei tifosi reatini, mai dimentichi della doppia eliminazione subita contro Bergamo, per cui, una volta saputo del suo arrivo sulla panchina della Nuova Sebastiani, ne furono felicissimi e l’11 Luglio, quando il coach fu presentato agli sportivi all’hotel Quattro Stagioni, almeno duecento sportivi lo abbracciarono calorosamente dichiarandogli amore a prima vista. Lardo, tra il sorpreso, il confuso e il lusingato, ringraziò, promise massimo impegno, rammentando però che raggiungere la serie A non sarebbe stata la passeggiata che molti già pregustavano per cui tutti avrebbero dovuto contribuire a ottenere questo risultato. Il cach ligure, che richiamò con se il fido Alessandro Giuliani, non fu un cattivo profeta perché il cammino della squadra (onerosissima, nonostante l’assenza di uno sponsor), costruita per vincere il campionato senza passare per i playoff (che sono sempre fonte di ulteriore guadagno), fu irto di ostacoli che però, uno per volta, furono tutti superati fino alla storico 22 Aprile 2007, a Pesaro.
Nel frattempo tra Lino e il pubblico reatino si era instaurato un grande rapporto di stima, non solo per le qualità strategiche del tecnico ma anche per la persona. A sua volta, ogni giorno il coach rimaneva colpito dal crescente affetto che Rieti nutriva per lui.
Una volta saliti in serie A, passata la sbornia, si dovette iniziare a fare i conti con la realtà: il grandissimo sforzo fatto da Papalia, sicuramente più col cuore che col raziocinio, per regalare alla città qualcosa che mancava da ben 23 anni, iniziò a presentare, come suol dirsi, il conto. Inizialmente, nessuno avrebbe immaginato che col passare del tempo le difficoltà sarebbero state ben più gravi di quanto ci si potesse aspettare, anche perchè la squadra che esordì in serie A puntava su una stella come Pape Sow, il cui contratto è stato il più alto mai pagato a Rieti.
Lentamente però, dopo alcune imprese come le vittorie su Milano e su Roma al PalaLottomatica, la situazione si fece più complessa e la squadra, a cominciare dalla partenza di Sow, subì molti ritocchi. Lino Lardo però, insieme ad Alessandro Giuliani, si rimboccò le maniche e si industriò col roster a disposizione per raggiungere l’obiettivo della salvezza, che fu ottenuta in anticipo sulla fine della regular season.
Dopo una stagione non facile, vissuta quasi in apnea nel finale, Lardo aspirava giustamente a progetti più ambiziosi di quelli di Rieti, attesa da una stagione di forzato ridimensionamento. Papalia si dimostrò pronto a transare il contratto con Lardo se questi avesse firmato per un club da scudetto o da Eurolega. Purtroppo per Lino, ma non per Rieti, la trattativa condotta con Milano nell’estate 2008 non andò in porto e così il tecnico ligure, ormai quasi reatino d’adozione, rimase alla Nuova Sebastiani.
Col senno di poi, nella stagione 2008-09, forse sarebbe stato meglio allestire una squadra che avesse affrontato il campionato per onor di firma per retrocedere deliberatamente a fine stagione in Legadue al fine di abbattere il più possibile un pesantissimo deficit. Anche se in questo modo Lardo non sarebbe mai rimasto a Rieti. Invece, la squadra che prese il via al campionato, più debole di quella dell’anno precedente, pur partendo con una penalizzazione di 2 punti in classifica, aveva qualche chance, poche a dire il vero, di salvarsi e la garanzia migliore era propria la presenza in panchina di Lardo e Giuliani.
Il campionato, tra vittorie sudatissime e sconfitte spesso brucianti o immeritate, intervallate da notizie sempre più preoccupanti sul futuro della Nuova Sebastiani, fu un vero calvario. Fortunatamente la sorte decise che proprio quell’anno la Fortitudo dovesse allestire una squadra totalmente sballata e anch’essa in grandissime difficoltà economiche. Il che permise a Rieti di barcamenarsi insieme a Udine nelle parti basse della classifica. Però, per approfittare di una situazione del genere bisognava avere grandi capacità, non solo tecniche ma anche umane per tenere unito il gruppo dei giocatori con la consapevolezza che, ogni giorno, per sapere se qualcuno aveva fatto nel frattempo le valigie o se la squadra si sarebbe allenata e con quale spirito, occorreva fare soltanto una cosa: andare a scoprirlo in palestra. Sicuramente in questo frangente l’esperienza fatta a Verona da Lardo e Giuliani nel 2001/02 tornò assai utile.
Nel frattempo il pubblico, cosciente dei sacrifici che stavano affrontando sia gli allenatori che i giocatori rimasti a lottare in condizioni non certo incoraggianti, si affezionò sempre più a quel gruppo dimenticando che, forse, ogni sforzo fatto per salvare la squadra sul campo avrebbe anche potuto essere vano. In ogni caso l'obiettivo della permanenza in sreie A fu utile a tutti, allenatori, squadra e tifosi, per allontanare temporaneamente le nubi che si addensavano all’orizzonte, almeno fino al 10 Maggio 2009, quando la NSB andò a Udine a completare un’impresa mai compiuta prima da nessuno e che difficilmente sarà ripetibile in futuro. In qualsiasi disciplina sportiva di squadra.
A quel punto però, una volta ottenuta la salvezza sul campo, tutti furono coscienti che Lino Lardo, senza dubbio il tecnico più amato da Rieti, se ne sarebbe andato, come era giusto che fosse. Il coach, ormai legatissimo alla città, era conscio di questo e, poco prima di firmare con la Virtus Bologna, volle tornare al PalaSojourner a salutare il tifosi, in una commovente conferenza stampa, per ringraziarli del grandissimo affetto, della stima tributatigli e per le irripetibili emozioni vissute insieme.
Rieti tiferà sempre per ogni squadra che Lino Lardo allenerà e spera che il coach ritorni al PalaSojourner per dirigere un’altra formazione della nostra città.

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COACH 1
COACH 2
COACH 3
DECISIONE SOFFERTA 3
DIEGO GRILLO 1
FINAL FOUR 2
GOODBYE LINO 1
GOODBYE LINO 2
GOODBYE LINO 3
GOODBYE LINO 4
LA CURVA TERMINILLO PREMIA LINO & ALE
LA PARTITA 08
LINO LARDO ARRIVA A RIETI
LINO LARDO COLPISCE ANCORA
PAPALIA - LARDO 1
PAPALIA - LARDO 2
PER FAVORE NON DITEMI NIENTE!
RIETI ORE 02.45 5
SNAIDERO UDINE – SOLSONICA RIETI: SI FESTEGGIA 3
SNAIDERO UDINE – SOLSONICA RIETI: TUTTI A CASA 01
SNAIDERO UDINE – SOLSONICA RIETI: TUTTI A CASA 03
SPOGLIATOI 1
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