Campionati
 
2005 / 2006

Dei giocatori della stagione precedente, di sicuro l’addio a Massimo Guerra fu il più triste. Hunter invece puntava ancora al’NBA.
Tra le novità, dopo una settimana di provini svolta su una decina di giovani prospetti quindici giorni dopo la fine dei playoff, Maurizio Lasi aveva messo gli occhi, facendoli opzionare, su Guido Rosselli ed Emanuele Rossi, entrambi reduci da una promettente stagione in B1 a Riva del Garda, e sull’italoargentino Fernando Cavagna, ala dai notevoli mezzi atletici ma costretto dalle regole italiane a languire in C2 a Taranto.
Tutto il resto del mercato estivo ruotò attorno a Simone Bagnoli che non ne voleva assolutamente sapere di tornare per un’altra stagione a Rimini, cui era legato dall’ultimo anno di contratto, prima di diventare free agent. Iniziò così un lunghissimo ed estenuante braccio di ferro tra la Sebastiani ed il club romagnolo che pretendeva un buyout elevatissimo per lasciare Bagnoli in prestito per un’altra stagione a Rieti che, nel frattempo, aveva già messo sotto contratto a metà giugno il pivot comunitario di passaporto inglese Chris Pearson, reduce da tre stagioni a Vichy nella serie A1 francese.
In ogni caso, se non si fosse riusciti a trattenere Bagnoli, l’idea era comunque quella di prendere un altro lungo italiano da affiancare a Pearson per poter tesserare un playmaker e un’ala piccola (un 3-4 come suol dirsi oggi) statunitensi. Il resto degli italiani sarebbe stato scelto di conseguenza. Purtroppo però l’estenuante tira e molla con Rimini, mentre si tentava invano di prendere Casoli o Foiera in alternativa a Bagnoli, si protrasse senza successo fino ai primi di Agosto.
A quel punto, per rompere la situazione di stallo, intervenne Gaetano Papalia, che poco più di un mese prima aveva rassegnato le ennesime dimissioni dalla carica di presidente lamentando, come del resto già aveva dichiarato da mesi, la carenza di sostegni concreti un po’ da tutte le parti nei confronti della Sebastiani, facendo addirittura temere che il campionato fosse seriamente a rischio.
L’intervento di Big Gaetano rassicurò un ambiente preoccupato dall’inerzia sul mercato da parte della società e sulle sue ambizioni, e fu volto non solo a scegliere definitivamente gli extracomunitari, ma soprattutto a dare l’ok all’onerosissimo ingaggio del playmaker italoamericano Matt Santangelo, il cui profilo è nella sezione Personaggi e Giocatori Stranieri, che permise così di puntare sui provini di Pat Carroll, guardia ex St. Joseph’s University e Marcus Melvin, il cui profilo è nelle sezioni Personaggi e Giocatori Stranieri, già in Turchia, Portogallo e Filippine nella stagione precedente.
Nessuno però aveva fatto i conti con la sfortuna del povero Carroll, giunto a Rieti con le lusinghiere credenziali di miglior tiratore da tre dell’Ncaa (115/254, 45.2%, nel 2004/05), con tanto di copertina su Sports Illustrated, il quale, appena al terzo allenamento, si lussò una spalla in un scontro in uscita da un blocco tanto da necessitare un immediato intervento chirurgico. Per fortuna Melvin, una volta smaltita l’insonnia da jet lag, aveva iniziato subito a carburare meritandosi la conferma.
Dunque c’era da sostituire Carroll ma, purtroppo, si era già a fine Agosto e molti ottimi giocatori erano stati firmati un po’ in tutta Europa mentre i pochi buoni ancora disponibili erano tutti in attesa di una chiamata per i veteran camp dell’NBA, in programma come al solito a Ottobre, cioè quando il campionato di Legadue sarebbe già iniziato (per l’esattezza il 2). Perciò Lasi ruppe gli indugi e puntò sull’ex Fabriano Thomas Mobley (1.95, 1981), nonostante qualche parere negativo proveniente dalla città della carta, ancora sconvolta per la retrocessione evitata però grazie all’insperato ripescaggio ai danni dei cugini di Pesaro. Detto fatto Mobley, grande saltatore, buon tiratore dai 6.25 ma non un grande solista, arrivò in un batter d’occhio a Rieti e la Sebastiani poté disputare un’incoraggiante preseason, quasi tutta contro squadre di Lega A, prima di presentarsi al difficilissimo esordio in campionato in trasferta contro Scafati, favorita numero uno per la promozione.
L’esordio avvenne ad Avellino, contro Scafati che aveva il campo squalificato dall’anno precedente. La squadra di Maurizio Lasi approfittò per vincere di misura 84-85 (Melvin 26 più 19 rimbalzi, Santangelo 16). Da segnalare che nei secondi finali un emozionatissimo Rosselli sbagliò entrambi i tiri liberi della sicurezza per Rieti. Da lì in poi il rendimento della giovane guardia toscana sarebbe migliorato costantemente fino a meritarsi un posto in quintetto base e l’assegnazione di importanti missioni difensive.
Più agevole fu l’esordio al Palaloniano che, purtroppo, nel giro di un paio di settimane avrebbe dovuto cambiare denominazione. Ospite di turno era Fabriano, come nel campionato precedente, battuta in maniera assai più netta (101-90. Santangelo 19, Melvin 17 più 15 rimbalzi, Mobley 17, Pearson 11) rispetto all’anno precedente.
Insomma, la stagione era iniziata bene e la sicurezza che non si sarebbe stentato come nel primo campionato di serie A dopo 16 anni era più che certa. Convinzione confermata anche la domenica successiva, a Ferrara, malgrado una sconfitta (90-81. Santangelo 18, Mobley 16) che trovò una valida giustificazione nell’assenza per un problema muscolare di Melvin, sin dall’esordio top-scorer e miglior rimbalzista della Sebastiani. A mitigare la delusione per la sconfitta ci fu la bella prestazione di Rossi (10 punti, 10 rimbalzi, 1 stoppata) che però avrebbe stentato a trovare spazio nel prosieguo della stagione.
La settimana dopo la trasferta a Ferrara, la squadra, compreso l’ex David Hawkins, era stata invitata il lunedì sera a Roma per festeggiare il cinquantesimo compleanno di Gaetano Papalia. Fu una serata allegrissima in cui, come al solito, Zio Willie la fece da mattatore. Purtroppo, soltanto 48 ore dopo, Sojourner perì tragicamente e la Sebastiani fu costretta a giocare, domenica 23 Ottobre, sullo stesso parquet dove soltanto il pomeriggio precedente era stato celebrato uno straziante rito funebre di fronte a quasi tremila tifosi addolorati. Difficile per chiunque giocare e Rimini superò 65-96 una Sebastiani sotto choc. Da quel giorno l’impianto di Campoloniano fu ribattezzato PalaSojourner.
Come suol dirsi, lo spettacolo deve andare avanti, ma la successiva trasferta di Novara non fu altro che la prosecuzione della gara persa con Rimini. I piemontesi vinsero 87-71 (Mobley 21, Melvin 17 più 13 rimbalzi). Per fortuna, nelle successive tre partite la Sebastiani riuscì a dare segni di ripresa non solo sul piano morale ma anche su quello tecnico. Nell’ordine, Rieti superò in casa sia la neopromossa Castelletto Ticino (94-82. Melvin 26, Santangelo 24, Mobley 15) che Pavia (79-68. Melvin 20 più 14 rimbalzi, Mobley 19, Feliciangeli 18) mentre a Trapani vinse agevolmente 64-82 (Santangelo 25, Melvin 19 più 13 rimbalzi, Pearson 17). Nel frattempo Rosselli era visibilmente cresciuto grazie alla scelta di Lasi di responsabilizzarlo inserendolo in quintetto base per impiegare Feliciangeli come sesto uomo
Il caso volle che la settimana dell’arrivo di Erving a Rieti coincidesse con l’attesissima partita casalinga contro Montegranaro a cui Doctor J aveva promesso di assistere.
Inizialmente le cose si misero subito benissimo per la Sebastiani che nei primi due quarti di gioco macinò il basket più bello mai visto (71% da 2, 40% da 3, contro il 35% da 2 e il 7% da 3 degli ospiti, surclassati 22 a 11 anche rimbalzo) arrivando a +23 (42-19) al 18’. Insomma, la tanto attesa rivincita per le numerose delusioni inflitte a Rieti  da Montegranaro nei playoff del passato si stava trasformando in un vero e proprio olocausto sportivo. Per giunta di fronte agli occhi del leggendario Doctor J. In poche parole nella ripresa la feroce ed aggressiva Sebastiani del primo tempo rimase negli spogliatoi mandando in campo delle controfigure sicure di poter amministrare il vantaggio acquisito e che invece consentirono alla vittima sacrificale marchigiana di liberarsi dalle catene per iniziare un’incredibile rimonta. Il palasport impietrì quando Montegranaro pareggiò 66-66 al 36’. La Sebastiani però ebbe una fiammata riportandosi sul 75-66 al 38’. Ma non era ancora finita. Infatti, mentre tutti stavano già tirando un sospiro di sollievo pensando a come raggiungere Erving a fine gara per chiedere un autografo, la NSB in due minuti commisero tutti gli errori possibili elencati nel manuale del pessimo giocatore di basket e, beffa estrema tra le beffe, consentirono a Chiaramello, che già aveva deciso garacinque dei playoff pochi mesi prima, e che fino a quella sera aveva segnato una sola tripla su 9 tentativi in altrettante gare di campionato, di piazzare la bomba del 77-80 per la Sutor.
Fortunatamente, la domenica successiva a Imola, la Sebastiani seppe subito reagire allo schiaffo impartitole da Montegranaro anche se il -20 (46-26) registrato intorno al 30’ fece pensare al peggio, considerando pure che la partita si disputava davanti alla Tv che, notoriamente, non ha mai portato molta fortuna a Rieti. Invece, trascinata da Melvin (23), Mobley (18) e Fazzi (11) la squadra di Lasi vestì i panni indossati da Montegranaro una settimana prima riuscendo a rimontare e a vincere 75-80.
La domenica dopo, contro Jesi del temibilissimo Romain Sato, cancellato dalla difesa di Mobley, non ci fu storia al PalaSojourner e i marchigiani furono sotterrati 98-73 (Melvin e Mobley 22, Santangelo 20, Pearson 14 più 9 rimbalzi). Un buon segnale in vista della difficile trasferta a Caserta.
Purtroppo in Campania riemersero alcuni dei problemi cronici della squadra: difficoltà a gestire i vantaggi (due volte sul +12), tendenza a concedere troppi rimbalzi in attacco (24) e così, nonostante un buon 11/22 dai 6.25 arrivò la sconfitta per 94-85 (Mobley e Fazzi 18, Pearson 14, Santangelo 13). Comunque, nonostante la battuta di arresto di Caserta, il 2005 si chiuse per la Sebastiani con altre due incoraggianti vittorie interne. La prima (per 96-92. Pearson 26 più 13 rimbalzi e 2 stoppate; Melvin 20 più 11 rimbalzi; Mobley 18) arrivò contro Casale Monferrato, al cui capezzale era stato appena chiamato Franco Gramenzi, uno degli allenatori più apprezzati a Rieti. Il secondo successo arrivò ai danni di Montecatini (110-89. Melvin 35, Mobley 30, Feliciangeli 12).
In particolare nelle ultime gare si evidenziò la notevole crescita di Pearson ed il rendimento inarrestabile di Melvin, votato da Superbasket miglior power forward dell’A2. L’anno si chiudeva così con la Sebastiani a 18 punti, insieme a Imola, dove però aveva vinto, alle spalle di Scafati, Caserta e Ferrara (tutte a 20). Vincendo a Sassari alla ripresa del campionato, il 5 Gennaio, ultima di andata, la Sebastiani si sarebbe qualificata per le Final Four di Coppa Italia. Ma, purtroppo, come spesso accade, dopo la pausa natalizia non sai mai cosa ti aspetta.
A Sassari tutto filò liscio fino al 30’, poi, nell’ultimo quarto, la Sebastiani andò in black-out totale permettendo di rimontare ai sardi che, segnando anche 12 triple su 24, vinsero 99-95 nonostante i 24 punti di Melvin i 22 di Mobley e i 20 di Pearson. Per Rieti, più che l’addio alle Final Four, che non assegnano la promozione in serie A, preoccupavano la ricorrenza di certi problemi difensivi, di calo di concentrazione e la tendenza a mancare gli appuntamenti importanti. E questo non era solo che l’inizio.
Infatti, la domenica successiva la capolista Scafati vinse a Rieti assai facilmente (68-82. Mobley 15, Pearson 13, Rosselli 12, un brutto Melvin a 8) e la Sebastiani fu fischiata a fine gara. Solita storia anche a Fabriano: dal 22-30 per Rieti del 12’ si passò al 50-37 del 24’ (break di 28-7) per i padroni di casa che vinsero 77-59 (Pearson 17, Mobley e Santangelo 13) con la Sebastiani che negli ultimi 5’ sembrò addirittura una squadra di minibasket. Come se non bastasse, Chris Pearson, operato di ernia del disco tre anni prima, doveva fermarsi almeno un mese per una forte infiammazione alla spina dorsale.
Nonostante l’assenza del pivot inglese, la prima vittoria del 2006 giunse in casa la domenica dopo ai danni di Ferrara (76-71. Melvin 21, Mobley 20, Santangelo 16) ma non bastò a far dimenticare i problemi che, addirittura, aumentarono perché nel frattempo Mobley stava soffrendo per un’infiammazione a un ginocchio.
Il brutto inizio del 2006 (3 gare perse, 1 vinta) ed i problemi fisici e di forma di alcuni giocatori indussero Maurizio Lasi, contestato da parte della stampa e del tifo, a cercare di allungare in qualche modo la squadra. Il primo ad arrivare fu Stephen Howard, una guardia-play (1.83) di passaporto italiano, biondo ossigenato, assai grintoso, si meritò la conferma.
Giovedì 26 Gennaio Mobley, Melvin e Howard decisero di fare una puntata a Roma. La mattina dopo il contratto di Howard con la Sebastiani sarebbe stato depositato in Lega e, inoltre, l’allenamento del venerdì era in programma di pomeriggio per cui quella sera si poteva fare un po’ tardi. L’auto di Melvin era in riparazione e così i tre partìrono con quella di Mobley. Ad aspettarli a Roma c’erano David Hawkins e l’amico di Melvin, Lewis Sims, fresco di taglio a Teramo ma in procinto di firmare con Rimini. Appuntamento in un locale del centro frequentato da molti stranieri.
Cosa accadde quella notte? Difficile ricostruirlo. Sembra comunque che Howard, un po’ su di giri per il fresco ingaggio con Rieti, a un certo punto della serata abbia avuto un futile diverbio con qualcuno, ma niente di allarmante. Dopodichè l’italoamerocano, uscito dal locale a prendere una boccata d’aria, si trovò circondato dal tipo del diverbio, evidentemente un soggetto un po’ vendicativo, accompagnato da alcuni compari. Inevitabile la rissa Howard contro tutti. Nel frattempo dentro al locale tutto scorreva per il meglio fin quando, casualmente, Mobley andò a cercare Howard che ancora non ritornava. In quel momento qualcuno corse da Mobley per avvisarlo che il suo amico era in difficoltà fuori dal locale. Chiamati i rinforzi Mobley e soci uscirono di fuori e in qualche modo misero in fuga i malintenzionati. Tornata la calma, però, anche Howard era sparito. Furono allertati polizia, carabinieri e ospedali vari finché il povero Howard fu rintracciato in un pronto soccorso dove lo avevano medicato applicandogli diversi punti al volto.
Finita lì? Neanche per sogno. Nel parapiglia generale Mobley aveva perso le chiavi dell’auto per cui i tre americani dovettero tornare in taxi arrivando a Rieti alle prime luci dell’alba. Un’esperienza sfortunata che Howard, forse meno colpevole di quanto si possa immaginare, pagò col taglio immediato. Per la Sebastiani pioveva sul bagnato.
Senza Pearson e con Mobley in cattive condizioni fu impossibile provare a vincere a Rimini che, infatti, ebbe vita facile e prevalse 86-77. L’unico a lottare fu Feliciangeli (24) mentre Melvin confermò di essere in calo di forma.
Intanto, in attesa della guarigione di Pearson, la Sebastiani aveva fatto venire in prova il greco Athanasios Efthimiou (2.04) e il polacco Wojciech Barycz (2.05): entrambi erano più ali che centri e alla fine la spuntò il maggior atletismo del giocatore dell’est che esordì al PalaSojourner contro Novara, allenata da Phil Melillo (ex Minervini Rieti e Sebastiani ai tempi di Bryant e Gay), che tornava a Rieti dopo 22 anni, il quale riscosse una meritata ovazione dai tifosi reatini. I piemontesi non attraversavano un buon momento e la Sebastiani, pur priva di Mobley, ne approfittò per vincere agevolmente 74-63: Melvin (23) apparve in ripresa, ma il migliore fu ancora Feliciangeli (22). Quanto a Barycz, appena Lasi lo mise in campo ricevette subito la palla dietro l’arco e segnò con grande naturalezza una tripla importante a conferma che tutto fosse tranne che un pivot.
Nei giorni successivi fu annunciato l’accordo con l’azienda Noi Sport, di Passo Corese. Tuttavia, l’esordio con le nuove maglie, avvenuto Castelletto Ticino, non fu fortunato anche perché la Noi Sport ebbe un Fazzi negativo, mentre Mobley, appena rientrato, non era ancora al meglio. In più mancava ancora Pearson. Rieti fu così sconfitta 86-81 (Melvin 24, Rosselli 16, Santangelo 14) ed ebbe anche 9 punti da Barycz, che però era già sul piede di partenza.
Sembra destino che la Sebastiani debba sempre a scegliere giocatori che poi fanno gola ai club di serie A. Accadde nel 2005 con David Hawkins, tra tante polemiche, e lo stesso si verificò nel 2006. In pratica la Benetton Treviso, priva per alcune settimane di Zisis per infortunio, aveva individuato il sostituto proprio a Rieti. Ovviamente si trattò di un fulmine a ciel sereno. Del resto per Santangelo era impossibile rinunciare al richiamo di un club che in quel momento stava lottando su tre fronti: Euroleague, scudetto e coppa Italia. E così il buon Matt di punto in bianco prese armi e bagagli e se ne andò in Veneto.
Per fortuna nella difficile trasferta di Pavia, sulla cui panchina esordiva il coach Edoardo Rusconi, la Noi Sport, ormai priva di Santangelo ma con Pearson di nuovo in campo, seppe offrire una grande prova di carattere e vinse 87-88 (Melvin 29, Mobley 20, Feliciangeli 13) resistendo anche al tentativo di rimonta finale dei pavesi.
Comunque, dietro la cessione di Santagelo  non c’era aria di smobilitazione. Nel frattempo era già arrivato a Rieti in prova un’altro playmaker italoamericano, Mike Wiatre ex compagno di squadra a Vichy di Pearson, il quale aveva assolutamente bisogno di un cambio di pari valore.
Per tale motivo Papalia riprese la contrattazione con Rimini, dove Bagnoli continuava a dare segnali di insofferenza. La trattativa con Luciano Capiccchioni, patron romagnolo, fu lunga e complicatissima: motivo del contendere, come sempre, l’altissimo buyout richiesto per liberare il giocatore. A un certo punto, venerdì 24 Febbraio, prima della gara interna con Trapani, iniziò a trapelare la voce che diceva: “con Bagnoli è ormai fatta: giocherà domenica a Caserta e poi passerà a Rieti”. Tra l’altro il 28 si sarebbero chiusi i termini per i trasferimenti dei giocatori all’interno della Legadue per cui se l’operazione non si fosse conclusa il lunedì mattina non si sarebbe più potuto far nulla.
Intanto, pur senza entusiasmare, Wiatre era riuscito a strappare l’ingaggio con la speranza che facesse ulteriori progressi. Infine, un’altra trattativa era già stata conclusa: quella del trasferimento a Rieti della guardia-ala Fabio Zanelli (1.95, 1976) dall’ormai retrocessa Trapani. Tra l’altro il neo ingaggio della Noi Sport avrebbe giocato al PalaSojourner con la sua ormai ex squadra proprio la domenica stessa, dopodichè si sarebbe fermato a Rieti per aggregarsi alla Sebastiani.
L’incontro con Trapani non ebbe praticamente storia. Solo gli alti e bassi di concentrazione della Noi Sport (33-13 al 9’, 64-60 al 25’) tennero in vita i siciliani che alla fine persero 105-78 (Mobley e Rosselli 20; Fazzi 16; Pearson, Melvin e Cavagna 11).
Però, mentre a Rieti si stava svolgendo la partita, da Caserta, tramite internet, non giungevano buone notizie perché Rimini stava vincendo trascinata da un gigantesco Bagnoli. Infatti i romagnoli prevalsero 92-104 e l’ex pivot della Sebastiani fu il mattatore della serata andando addirittura in doppia doppia (25 punti, 10 rimbalzi) tanto che molti iniziarono a dubitare che Bagnoli si sarebbe mai mosso da Rimini.
Per fortuna Papalia si era tenuto un asso nella manica che rispondeva al nome di Donzell Rush, la cui prima esperienza in Italia risale al 2000/01 quando fu ingaggiato dalla neopromossa Castelmaggiore. Rush aveva giocato anche a Osimo e aveva acquisito, grazie al matrimonio, la cittadinanza italiana. Infatti, stava giocando da italiano in serie A con Reggio Calabria. Forte rimbalzista e difensore, non un grande attaccante ma valido uomo d’area, Rush rappresentava una buona polizza assicurativa non solo per Maurizio Lasi, da settimane sulla graticola nonostante la rinnovata fiducia di Papalia, ma anche per Pearson.
E così era arrivata di nuovo la partita che vale una stagione. La partita che, se la vinci, potresti anche permetterti di perdere tutte le altre. Mentre Rieti si presentava al completo e con tre nuovi rinforzi (intanto Evangelisti era stato ceduto a Ribera in B1), dalle Marche giungeva la notizia che Chiaramello, giocatore simbolo di Montegranaro, si era fratturato una mano e doveva operarsi. Malgrado ciò tutti sapevano che quella di Porto San Giorgio sarebbe stata la solita, durissima, palpitante battaglia sportiva che si sarebbe risolta solo nelle ultimissime battute.
Non meno di 800 reatini si diressero verso l’Adriatico sperando di strappare la vittoria che era sfuggita per un pelo, e per qualche svista arbitrale, in garacinque dei playoff 2005. L’avvio della Noi Sport fu assai faticoso e contratto: alcuni giocatori, come Mobley e Rosselli, sentivano la pressione della partita mentre per Lasi non era facile cercare di vincere e, allo stesso tempo, facilitare l’inserimento di tre nuovi giocatori. Montegranaro ne approfittò per condurre per circa 35’ ma, alla fine, sfruttando una ottima difesa, la crescita di Melvin (27) che trovò una bella intesa con Rush (14 punti più 7 rimbalzi) e il grande lavoro di Fazzi (15) e Zanelli (12), la Noi Sport prevalse 75-77, grazie ai tiri liberi decisivi del capitano, per la deflagrante esplosione di gioia dei propri tifosi.
Dall’inizio del 2006 Rieti aveva perso 5 partite su 7, ma dopo il successo su Montegranaro, era in serie positiva da 3 giornate e si apprestava ad affrontare la fase finale della regular season con un roster arricchito dall’ingresso di Rush, Zanelli e Wiatre tanto da chiedersi se finalmente il periodo buio fosse ormai definitivamente alle spalle. Una buona occasione per verificare se ciò fosse vero era la gara interna contro la sorprendente Imola, votata a lottare per la salvezza e, invece, ritrovatasi tra le prime quattro del campionato.
Quanto alla partita, come la domenica prima a Porto San Giorgio, la Noi Sport inseguì gli avversari per 34’ dopo essersi trovata sotto 23-36 al 11’. Dopo pochi minuti di gioco Fazzi, nel tentativo di recuperare un pallone, fece un brutto volo sulle spalle dell’imolese Caroldi subendo a sua volta un’anomala torsione della schiena. Il capitano fu ben rimpiazzato da Wiatre, già in discussione dopo le prime due scialbe uscite, ma artefice in pochi minuti di una tripla, 2 rimbalzi offensivi, un recupero e un assist che sbloccarono una Noi Sport un po’ in bambola. L’opera fu poi terminata da Rosselli (9). Al resto pensarono Melvin (19), Mobley (17), Rush (11), Feliciangeli (10) e una difesa box and one che oltre a limitare il pericoloso McKie, annullò pure Hicks (9) propiziando la vittoria per 77-74.
A questo punto la successiva trasferta di Jesi iniziò a far veramente gola anche perché il bomber Sato aveva una mano ingessata (come Chiaramello due giornate prima a Montegranaro) ed anche Rossini non era al meglio. Bisognava approfittarne, malgrado la schiena di Fazzi destasse qualche preoccupazione.
Purtroppo, quella vista a Jesi fu una Sebastiani acefala, poco combattiva, convinta che la sola assenza di Sato le avrebbe regalato prima o poi la vittoria su un piatto d’argento. Invece i marchigiani scesero in campo col coltello tra i denti, pronti a vendere cara la pelle e così Maggioli e Dorsey dominarono sia un Melvin inguardabile e testardo che gli altri lunghi reatini, mentre il discusso Kabba fece un figurone di fronte alle guardie della Noi Sport. Solo Mobley (21) e Feliciangeli salvarono la faccia in una gara che vide Rieti sempre all’inseguimento e sotto anche di 17 punti.
La sconfitta di Jesi, nonostante le 4 vittorie nelle ultime 5 partite, riaprì una piccola crisi in casa Sebastiani. Infatti, se era vero che, soprattutto grazie a Rush e Zanelli, il potenziale della squadra era aumentato, alcuni problemi venivano non tanto dal lento recupero di Pearson o dal rendimento incostante di Mobley nelle ultime settimane, quanto dal settore regia che continuava a destare preoccupazioni.
Il match contro Caserta, guidata da Franco Marcelletti, il cui nonno è di Poggio Bustone, alla fine fu più facile del previsto, grazie a una difesa che limitò il temutissimo Colson e riuscì a innervosire il provocatorio Clack che, a un certo punto, fingendo di mettersi al posto la maglia, mostrò il posteriore a un’intera tribuna di spettatori. La Noi Sport vinse 95-85 (Melvin 22, Mobley 13) e Fazzi (15) si dimostrò in buona salute.
A questo punto mancavano 3 giornate alla fine della regular season e si cominciava a fare i conti sul possibile piazzamento finale della Sebastiani nei playoff. Teoricamente si sarebbe potuto puntare perfino a un terzo o quarto posto, anche se c’era la consapevolezza che la sconfitta di Jesi avrebbe pesato molto sull’economia finale della classifica. A Casale l’ex coach reatino Franco Gramenzi, mago delle promozioni, stava cercando di evitare la prima retrocessione della sua carriera, anche se in Piemonte era subentrato a stagione iniziata. Il sabato pomeriggio, quando stava per salire sull’autobus per Casale, Maurizio Lasi si era appena beccata un’influenza coi fiocchi, con tanto di complicazioni intestinali, al punto da non riuscire neanche a provare a mettersi in auto la domenica mattina per andare in Piemonte. Per l’assistant coach Walter Magnifico si prospettava un difficile quanto inaspettato esordio.
Infatti, nonostante qualche giocatore di Casale non fosse al meglio, i padroni di casa dettero battaglia (46-37 al 25’) fino all’ultimo. Però, ancora una volta, mentre Lasi stava crepando per la febbre, per le corse al bagno e per la tensione davanti alla radio, la collaudatissima box and one, questa volta su Robinson, funzionò ancora una volta a dovere. Al 38’ una palla rubata di Fazzi propiziò il 59-62 per la Noi Sport e da quel momento fu inutile il ricorso al fallo sistematico da parte di Casale, battuta 68-74 (Melvin 20, Fazzi 15). A fine gara, meritatissime congratulazioni, baci, abbracci e pacche sulle spalle per lo schivo e simpaticissimo Walterone al quale un amico, scherzando, suggerì addirittura di ritirarsi dal basket dopo essere divenuto l’allenatore più vincente della storia con il cento per cento di vittorie!
Dopo il successo di Casale si rimise mano a calendari e calcolatrici per scrutare il destino della Noi Sport che, se fosse riuscita in qualche modo a lasciarsi alle spalle Rimini (2-0 e +40 a favore dei romagnoli) avrebbe potuto esordire nei playoff da una posizione di assoluto privilegio. Però, prima di fare gli ultimi conti, bisognava andare a casa di Mario Boni & C. che, tra l’altro, erano privi di Antonio Smith, infortunato a una caviglia, da tre stagioni miglior rimbalzista di Legadue.
Sfortunatamente, per dirla con un gioco di parole, a Montecatini sembrò di stare a Jesi: stesso Melvin testardo al tiro, stessa Sebastiani distratta in difesa che fu seppellita dai termali da una pioggia di triple (14/30) senza alzare neanche un dito. Eppure, nonostante al 25’ la Noi Sport perdesse 75-56, alla fine del terzo quarto, grazie anche un fallo tecnico a Boni, la partita si era riaperta (77-72). Purtroppo, però, quella di Montecatini era la solita Sebastiani che talvolta manca gli appuntamenti chiave e così nell’ultimo quarto i toscani ripresero il bombardamento e vinsero agevolmente 97-89 (Fazzi 16, Rush 15, Feliciangeli 13).
Modesta consolazione: anche vincendo in Toscana, la concomitante vittoria di Rimini a Montegranaro avrebbe impedito alla Noi Sport di puntare oltre il quinto posto, ma un successo avrebbe comunque fatto ancora più morale. Infine, era ormai certo che il primo turno di playoff si sarebbe disputato contro Imola e che per avere diritto a giocare garacinque in casa bisognava vincere l’ultima partita di regular season al PalaSojourner contro Sassari.
Il match con i sardi fu facilissimo. Sassari, vincendo a Rieti, avrebbe potuto ancora aspirare a un piazzamento nei playoff ma gli isolani, oltre che privi di Yango, si presentarono a Rieti con la testa totalmente scarica e già in vacanza e così, mentre il vantaggio della Noi Sport, cresceva progressivamente fino al +32 (83-51 29’), le uniche preoccupazioni venivano da Rimini che, avendo preso sottogamba la partita con l’ormai retrocessa Trapani, si era trovata sotto anche di 15 punti. Se i romagnoli fossero stati sconfitti, Rieti sarebbe giunta sesta perdendo il diritto a disputare garacinque in casa con Imola nei playoff ma, per fortuna, Bagnoli e soci riuscirono a ritrovare la concentrazione e a vincere 97-95 dopo che i siciliani sbagliarono l’ultimo tiro della disperazione. Da par suo la Noi Sport prevalse 107-93 (Fazzi 25, Melvin 22, Mobley 20).
Prima dell’inizio della post season arrivò un’ultima novità. Per un paio di settimane la Sebastiani aveva cercato senza fortuna un extracomunitario di scorta, più che altro per mettersi al riparo da possibili alti e bassi di Mobley però, per svariati motivi, non fu possibile mettere sotto contratto i vari Farmer, Udoka, Simmons, Keith Langford e via dicendo. Fu così che negli ultimissimi minuti di mercato venne tesserato il playmaker italoargentino Bruno Labaque che nel 2003/04 si comportò discretamente a Rimini dove, tra l’altro, fu uno degli abitanti del residence in cui viveva Marco Pantani che scoprirono la tragica fine del grande campione del ciclismo.
Labaque, si dimostrò veloce, fantasioso nel passaggio, più navigato di Wiatre. A dire la verità, però, già prima dell’arrivo, più che alle qualità cestistiche di Labaque, i tifosi reatini furono molto più interessati a cercare su internet le foto della sua fidanzata, Pamela David: l’equivalente di Elisabetta Canalis in Argentina.

Quarti di finale: Garauno: Rieti-Imola 82-64

L’esordio nei playoff fu ancor più facile dell’incontro della domenica precedente con Sassari. Infatti la Noi Sport aggredì i romagnoli con una grande difesa che annichilì letteralmente McKie e Hicks. In particolare Labaque dimostrò personalità e iniziativa anche se ancora doveva inserirsi in squadra a dovere. Mobley, invece, segnò un solo punto nei primi 20’ aggiungendone altri 12 a gara ormai chiusa per cui, pur avendo conquistato 11 rimbalzi, realizzando così una doppia doppia, sembrava giustificare in parte il tentativo della società di cercare in extremis uno stranger più pericoloso e con più iniziativa in attacco.

Garadue: Rieti-Imola 93-73

La Noi Sport, artefice di una partita fotocopia di garauno, raggiunse addirittura uno scarto massimo di 33 punti (66-33 al 24’). Mobley (altra doppia doppia: 29 punti, 11 rimbalzi, 43 di valutazione) fu inarrestabile mentre Melvin si mostrò più dedito a difesa e rimbalzi e meno assillato dall’ansia del canestro. Ottimi infine gli italiani che permettevano a Lasi di contare su nove uomini intercambiabili. Quanto al simpatico Demis Cavina, la beffa di Castelmaggiore poteva considerarsi vendicata, anche se il playoff non era ancora terminato.

Garatre: Imola-Rieti 82-80

I romagnoli, una volta tornati a casa, ebbero una prevedibile reazione d’orgoglio ed approfittarono del calo di concentrazione difensiva della Noi Sport portandosi, grazie a un 10/32 globale dai 6.25,  sul 79-80 a 36” dal termine col possesso di palla. Sfortunatamente, malgrado la buona difesa reatina, McKie, grazie a un tiro fuori equilibrio da oltre 7 metri a 2” dal termine dell’azione, riuscì a realizzare l’undicesima tripla della serata per Imola che sorpassò la Noi Sport 82-80. Rieti però aveva ancora 14” a disposizione per rimediare, ma il time out chiamato da Lasi non produsse effetti perché, una volta in campo, l’ultima azione fu gestita malissimo dalla squadra che addirittura non riuscì neanche a tirare, permettendo così a Imola di accorciare le distanze e di mantenersi in vita, vanificando la doppia doppia di Melvin (19 punti, 13 rimbalzi) i 13 punti di Pearson e i 15 di Mobley.

Garaquattro: Imola-Rieti 77-82

Anche la seconda trasferta iniziò col piede sbagliato. Al 17’ Rieti perdeva 38-29. Zanelli e Rosselli, che avrebbero chiuso a secco di punti, non carburavano, come anche Picchio (6 punti il bottino finale). Per giunta la carica di Mobley, che avrebbe chiuso comunque a 20 punti, si esaurì nella ripresa. Fazzi però (21 punti) restò lucido e con lui crebbero Rush (13 punti, 5/5, micidiale nel finale) e Melvin (15), autore insieme al capitano delle giocate decisive della gara dopo aver raggiunto il pareggio al 37’ (73-73) propiziato da un fallo tecnico fischiato questa volta a Hicks. La Noi Sport accedeva così alla semifinale contro Ferrara.
Intanto, nell’altra parte del tabellone, una sorprendente Montegranaro priva di Hurd dall’inizio dei playoff, affetto da una fascite plantare, aveva eliminato Rimini nonostante i romagnoli godessero del vantaggio del campo. I marchigiani avrebbero affrontato in semifinale Caserta, come da pronostico.

Semifinale: Garauno: Ferrara-Rieti 74-93

Al riposo (36-37 per Rieti) la difesa aveva cancellato tutti i giocatori di Ferrara, a cominciare da Jobey Thomas (appena 3 punti e 2 falli commessi), concedendo qualcosa solo al playmaker Brent Darby, 21 punti in 20’, ma che avrebbe pagato cara questa impresa, nonostante la sfuriata di un redivivo Thomas, 20 punti nel secondo tempo, servì solo a ritardare la sconfitta di Ferrara.
Rieti, invece, ebbe un protagonista diverso per ogni quarto: Fazzi (19 punti finali) sia nel primo che per tutta serata; Rush (11 e 9 rimbalzi) nel secondo; Mobley (21) artefice di un mortale 3/3 dai 6.25 tra il terzo e il quarto; Melvin (19 punti, 10 rimbalzi) il quale, nei primi 30’, pur dominando a rimbalzo e nel gioco di squadra, era apparso poco ispirato al tiro, ma che nell’ultima frazione di gioco (iniziata sul 59-61) crivellò la retina segnando 15 punti in 9’ annichilendo gli avversari. Grandissimi la gioia e l’entusiasmo dei 300 tifosi reatini.
Poi arrivò la notizia: la sempre più incredibile Montegranaro aveva vinto 81-84 a Caserta. Si prospettava una finale con garacinque a Rieti che rischiava di diventare la madre di tutte le rese dei conti?

Garadue: Ferrara-Rieti 87-77

L’avvio fece pensare che garauno non fosse ancora finita per Rieti che al 13’ conduceva 22-33. Purtroppo alcuni errori ai liberi di Rush, Melvin, Zanelli e Feliciangeli impedirono di andare perlomeno a +14 o +15. Alla ripresa del gioco, sul 35-41, la Sebastiani ebbe un ultimo strappo e una tripla frontale di tabellone di Melvin fece immaginare, ai 50 coraggiosi reatini presenti a Ferrara (era un martedì sera) e a quelli che seguivano la gara su Raisat, che la fortuna fosse dalla parte della Sebastiani.
L’ultimo quarto iniziò, come la domenica precedente, con la Noi Sport avanti (57-58) ma questa volta il finale fu ben diverso a causa di una  Sebastiani poco concentrata in difesa che, come verificarono Lasi e i suoi assistenti, nell’ultimo quarto, a 2’ dal termine, aveva commesso un solo fallo. Rieti perse inspiegabilmente lucidità e freddezza mentre gli estensi non mollarono e prevalsero non tanto grazie ai soliti Darby e Thomas, o a Foiera (15 punti, 2/2 da 3, 6 rimbalzi e 3 recuperi). A parte Zanelli (16 punti, 15 di valutazione) in molti diedero vita a una prestazione incompiuta: Feliciangeli (13), dopo un avvio che parve preludere a una delle sue epiche sfuriate dei playoff, sparì anche perché limitato dai falli, come pure Mobley (14), mentre Melvin (14) andò a corrente alternata.

Garatre: Rieti-Ferrara 78-58

Ferrara fu tenuta sotto i 60 punti perché la difesa su Darby (solo 6 punti, -3 di valutazione), costantemente raddoppiato e poi, è proprio il caso di dirlo, matato da Labaque, funzionò a dovere. Ormai priva del suo cervello, a Ferrara servirono poco i 18 punti di Thomas e i 13 di Lestini. Doverosa menzione per gli oltre 3000 del PalaSojourner che fecero sentire tutta la loro presenza dalle tribune.
Intanto, mentre Lasi giustamente ammoniva che la serie non era ancora finita e che bisognava subito concentrarsi per conquistare il match point la domenica successiva, da Porto San Giorgio giungeva la notizia del successo di Montegranaro, portatasi sul 2-1 contro una Caserta troppo dipendente da Colson. Quello che nessuno si sarebbe mai immaginato, ovvero la disputa del terzo playoff consecutivo contro Montegranaro, stava veramente per verificarsi?

Garaquattro: Rieti-Ferrara 91-89 dts

A causa della diretta su Rai Sat si iniziò a giocare alle 20.30 sapendo già che Caserta era riuscita a portare a garacinque Montegranaro, schiantata a Porto San Giorgio 58-85, perché finalmente i campani riuscirono a giocare di squadra trovando a fianco dei soliti Colson e Matthews ottime prove da Migliori (11), Maile (15) e Callori (20).
Invece, la partita a Rieti fu tesissima e la Noi Sport commise erori su errori arrivando al supplementare, dove la Sebastiani strinse i denti: dopo una serie di regali reciproci, a 8 secondi e 63 decimi dal termine Fazzi andò in lunetta ma fece solo 1/2 (91-89).
Palla agli emiliani e solito dilemma: fare fallo tattico o no? Non ci fu tempo di pensarci. Darby ricevette la rimessa, schizzò via e, contrastato da Rosseli, a 4” dalla fine, sparò un tiro poco dopo la metà campo. La palla ebbe una traiettoria storta e corta. Rieti recuperò la sfera, suonò la sirena e la Sebastiani si qualificò per la finale.
Delirio sul parquet e sugli spalti, proteste degli ospiti che invocavano il fallo, C’era o no? Le immagini mostrarono prima del tiro una serie di piccoli contatti tra Darby e Rosselli, interpretabili sia a sfavore dell’uno che dell’altro, salomonicamente ignorati dagli arbitri. Sulla stoppata, infine, il difensore reatino toccò nettamente la palla e poi, solo dopo che il playmaker emiliano lasciò la sfera, le mani dei due giocatori entrarono a contatto ma, più che altro, in seguito al movimento in avanti del braccio di Darby nel tentativo di tirare.
Dal Monte protestò con gli arbitri ma poi, in sala stampa, lodò cavallerescamente l’impresa di Rieti. La polemica però proseguì sia sui forum dei tifosi su internet, sia nelle interviste ai quotidiani emiliani.
Alla prova dei fatti però la Sebastiani in 165 minuti totali di gioco aveva condotto su Ferara per oltre 150 vincendo nettissimamente due incontri, buttando garadue al vento e conquistando l’ultima grazie a un gigantesco Melvin (31 punti, 15 rimbalzi, 15 falli subiti, 5 assist, 45 di valutazione) che improvvisò uno spogliarello sotto la curva Terminillo a cui fece seguito il tuffo sul parquet di stampo calcistico di tutta la squadra suggerito da capitan Fazzi. Ora bisognava aspettare il mercoledì sera per sapere quale sarebbe stata l’altra finalista. Nell’attesa, l’opinione pubblica si divise tra chi preferiva affrontare Montegranaro e chi Caserta. Solo col senno di poi si sarebbe saputo chi avrebbe avuto ragione.
In garacinque al PalaMaggiò Montegranaro giocò in maniera perfetta, come un orologio svizzero, trovandosi anche in vantaggio di 28 punti. E così quelli che, andando contro corrente, avrebbero preferito affrontare in finale Caserta, preferendo disputare garacinque in trasferta, avendo intuito la fragilità tecnica e caratteriale dei campani, ne commentarono l’eliminazione col classico “L’avevo detto io!”, recriminando sul fatto di non trovare Caserta sul cammino della Sebastiani. Invece, quelli che tutta la vita avrebbero voluto affrontare Montegranaro videro vacillare sensibilmente le loro convinzioni, scosse dalla mostruosa prestazione dei marchigiani che immediatamente fece tornare a materializzare i fantasmi del passato di una sfida che, negli ultimi tre campionati, aveva visto il fattore campo saltare per ben 9 volte (4 a favore di Rieti, 5 per Montegranaro) su 14 partite.
Tutta la Sebastiani vide in un ristorante la diretta dell’incontro su Rai Sat. Nessuno però apparve scosso dall’impresa di Montegranaro che puntò molto sulla propria forza mentale e sulla debolezza caratteriale dei campani. Quanto alla pressione dovuta ai precedenti tra le due formazioni, Maurizio Lasi osservò che solo due giocatori, Feliciangeli e Fazzi, oltre a se stesso, avevano vissuto l’intera saga di Montegranaro dalla B1 in poi per cui il forte condizionamento era sentito molto di più dai tifosi che dal resto dei giocatori.
Da rilevare inoltre che la Sebastiani new look (quella con Zanelli, Rush e Wiatre, che poi sarebbe stato rimpiazzato da Labaque) aveva esordito, vincendo, proprio contro Montegranaro e contava di chiudere il suo ciclo proprio contro la medesima avversaria.
Infine, coloro che pensavano che nemmeno il più fantasioso scrittore di romanzi gialli avrebbe mai potuto escogitare il terzo diabolico playoff consecutivo tra Rieti e Montegranaro, provarono a farsi coraggio ricordando che, nel 1973, la Sebastiani conquistò la promozione in serie A nello storico spareggio di Pesaro, nelle Marche, in riva all’Adriatico, e che trentatrè anni dopo si doveva tornare più o meno dalle stesse parti per raggiungere lo stesso obiettivo. Era da interpretarsi come un presagio positivo o no?

Finale

Garauno: Rieti - Montegranaro 78-81 dts

Quando Melvin, facendo l’unica cosa giusta di una serata sciagurata (7 punti, 3/14 al tiro, 5 palle perse), catturò il rimbalzo sul tiro libero deliberatamente sbagliato da Feliciangeli e segnò portando la Noi Sport al supplementare sul 71-71, molti dei 4000 reatini presenti (gli altri 500 erano marchigiani) credettero che la sindrome di Montegranaro per questa volta fosse stata debellata. Invece l’overtime fu ancor più straziante dell’ultimo quarto, che era iniziato con Rieti in vantaggio grazie a un incoraggiante 56-49 che, però, avrebbe sciaguratamente dilapidato nel giro di 7 minuti.
Nel supplementare la Sebastiani continuò a sbagliare tiri liberi e, alla fine, dopo aver confrontato delle statistiche pressoché identiche, il fattore veramente negativo della sconfitta fu l’8/16 dalla lunetta di Rieti, contro il 17/25 degli ospiti, sommato all’incapacità di caricare a dovere di falli i marchigiani e ad un metro arbitrale forse non del tutto uniforme.
Dall’altra parte invece il Professor Childress, ben marcato nei tempi regolamentari, nell’overtime salì letteralmente in cattedra realizzando 6 punti. Al resto pensarono un mortale canestro su rimbalzo offensivo di Canavesi e due liberi di Vitali, autore anche delle triple del 66-66 e del 69-71 segnate negli ultimi 3’ dell’ultimo quarto. A proposito di segnali negativi: tutti quei sei del canestro del pareggio non fanno pensare al biblico 666 dell’Apocalisse?
Comunque, sul 78-81, a 8” e 32 centesimi dalla fine del supplementare, la Sebastiani provò ancora a pareggiare con una tripla di Mobley (6 punti, 2/10 al tiro, altro disastro) che però si stampò sul ferro, il che fece pure riflettere su come spesso gli ultimi possessi degli incontri fossero gestiti in modo convulso.
A quel punto, vedere per l’ennesima volta 500 tifosi marchigiani festeggiare sugli spalti del PalaSojourner fu una pugnalata terribile: peggio che nel 2000 contro Castelmaggiore o della prima finale per la promozione in Legadue del 2003, persa proprio contro Montegranaro.
L’unica cosa da fare era reagire. La serie era, e doveva restare, ancora lunga.

Garadue: Rieti – Montegranaro 78-75

Sportivamente parlando, durante garadue i 4000 del PalaSojourner videro la morte in faccia più di una volta. Difficile immaginare cosa sarebbe successo se i marchigiani avessero conquistato lo 0-2. Ma ci andarono maledettamente vicini.
Da dove cominciare a raccontare questa drammatica partita? Forse da quando Big Gaetano scoprì casualmente che Stefano Pillastrini aveva un particolare rito prepartita: quello di sedersi un’oretta prima dell’incontro sul seggiolino numero 53 del palasport e di restarci per almeno una ventina di minuti a chiacchierare amabilmente con i tifosi avversari. Inutile indagare perché proprio il 53. Comunque, a scanso equivoci, il vulcanico Gaetano fece occupare con grandissimo anticipo dai ragazzi delle giovanili tutta la fila dal numero 50 al 60. Il coach marchigiano, celando il disappunto, indugiò una mezz’oretta nella speranza che la fatidica poltroncina si liberasse per potercisi sedere ma poi rinunciò. Certo, niente a che vedere con l’ordine impartito da Italo Di Fazi nel 1973 di accendere al massimo il riscaldamento del PalaLeoni in pieno Maggio in occasione della prima partita di poule promozione in serie A contro Gorizia. Però il fine giustifica i mezzi e in guerra tutto è lecito e poi - come dire ? – non è vero ma ci credo. Fatto sta che la Sebastiani vinse la partita, non prima però di aver versato sangue, sudore e lacrime a ettolitri.
L’incontro, infatti, iniziò come se fosse la prosecuzione di garauno e la Noi Sport, salvo l’effimero 7-2 del secondo minuto, fu costretta subito all’inseguimento anche perché Fazzi commise due falli in un amen e Montegranaro ne approfittò per portarsi 18-26 al 12’.
Purtroppo Melvin e Mobley continuavano a latitare però, mentre il primo voleva la palla, cercava di segnare, prendeva rimbalzi, subiva falli, smaniava di assumersi delle responsabilità, seppur sbagliando qualche tiro di troppo, il secondo invece appariva totalmente improduttivo e avulso. Del resto, il rendimento di Mobley nel corso delle 9 gare di playoff disputate fino a quella sera, dopo i fuochi d’artificio iniziali con Imola e qualche fiammata nella serie con Ferrara, era lentamente crollato evidenziando alcuni limiti tecnici del giocatore già rilevati quando fu ingaggiato a Settembre tanto che, prima dei playoff, la Sebastiani meditò perfino di affiancargli un sostituto.
In ogni caso Lasi, dopo vari esperimenti, trovò un quintetto equilibrato, in cui brillò in particolare Rush, che mandò la Noi Sport al riposo in vantaggio 39-36 dopo che Labaque si era visto giustamente annullare una tripla scagliata da metà campo allo scadere. L’ Abbacchio però avrebbe trovato modo di rifarsi alla grande nella ripresa.
Sfortunatamente durante l’intervallo la buona concentrazione raggiunta da Rieti svanì del tutto e la Sutor ne approfittò per portarsi 46-54 al 27’ e ancora 52-57 al 35’. Tutto da rifare per Rieti.
A quel punto però, dopo aver invano tentato di coinvolgere un po’ tutti gli uomini a disposizione, Lasi aveva rotto gli indugi rinunciando a Mobley, a uno spento Pearson e a Feliciangeli per dare fiducia a chi appariva più concentrato. Il coach fu ripagato a dovere da Labaque (che ingaggiò un esplosivo duello in difesa limitando Childress), Rush (artefice di una strepitosa doppia doppia, 16 punti e 12 rimbalzi), Rosselli (18 punti con 3 soli errori al tiro) e Melvin (27 punti, 13 nell’ultimo quarto) i quali si attaccarono alla partita con le unghie e con i denti portandosi avanti 63-57 a 3’ dal termine.
Ma è destino che le sfide tra Rieti e Montegranaro finiscano sempre punto a punto e così, grazie alle diaboliche triple di Nikagbatse, e ai canestri di Amoroso, i marchigiani non persero mai contatto e a -40” tornarono sul 75-75 dopo una palla persa di Melvin e il conseguente contropiede del tedesco di colore della Sutor.
Palla a Rieti, che a -20” fallì una tripla con Fazzi recuperando però il rimbalzo con Rush. La sfera arrivò a Melvin che, implacabile, siglò il 78-75 a 17” e 91 centesimi dalla sirena facendosi definitivamente perdonare la prestazione incolore di garauno.
Pillastrini chiamò time out. Al rientro Childress, non trovando spazio per la tripla, si buttò dentro l’area per cercare fallo e canestro ma sbagliò esecuzione. Gli uomini di Montegranaro, così come Melvin al quarantesimo minuto di garauno, si gettarono a rimbalzo per provare a pareggiare. La palla, schiaffeggiata fuori, finì in mano a Vitali che fallì la bomba ma sul rimbalzo la sfera, scagliata di nuovo fuori area, terminò di nuovo in mano a Vitali il quale, mentre qualche centinaio di cuori rischiò l’arresto, sbagliò di nuovo la tripla.
Alla sirena, fu l’apoteosi in campo e sugli spalti, sospiri di sollievo, abbracci, baci, high five ovunque. La serie era tornata in parità e il baratro era stato allontanato. Svariate centinaia di reatini erano pronti a partire verso Porto San Giorgio per un weekend di mare e basket. Iniziò così la caccia al biglietto.

Garatre: Montegranaro – Rieti 81-62

La partita effettiva durò poco meno di 15’ di gioco. Cioè finché Rush commise fallo antisportivo per bloccare un contropiede di Montegranaro che stava provando l’ennesimo tentativo di fuga della serata. Tra tiri liberi e possesso di palla supplementare i marchigiani si ritrovarono in vantaggio 39-22 al 7’ del secondo quarto e, anche se quasi mille encomiabili tifosi reatini sostennero la Sebastiani con tutto il fiato che avevano in gola almeno fino all’inizio dell’ultimo quarto, tutti capirono che garatre era irrimediabilmente segnata.
Le avvisaglie si erano manifestate già dalle prime battute di gioco. Mobley, privato dello spazio per tirare da tre, costretto a palleggiare in spazi stretti, cosa che non fa parte del suo bagaglio tecnico, scomparve per l’ennesima volta. Quanto agli altri, è vero che l’elevata posta in palio giustificava un certo nervosismo iniziale ma non il fatto che, nei primi 10’, l’unico a segnare in azione fosse Melvin e che il primo canestro di un’altro giocatore reatino arrivasse da Rosselli soltanto a 3” dalla fine del primo quarto: tutti gli altri punti giunsero solo dalla lunetta e ogni giocatore che ci andò fallì il primo tentativo. Brutto segno. Melvin, unico a fare canestro con continuità a inizio gara con buone percentuali (3/3 da 2), cercò di tenere botta da solo ma nessuno gli venne dietro, e così per Montegranaro fu sempre più facile isolarlo, raddoppiarlo, costringerlo a tiri difficili perché nessun’altro riusciva a rendersi pericoloso. A quel punto si sperò che i 14 tiri liberi effettuati nei primi 10’ da Rieti fossero un segnale che i padroni di casa si sarebbero caricati di falli, ma fu solo un’illusione: nei restanti 30’ la Noi Sport collezionò appena altri 14 liberi ma, come già rilevato, la partita era già finita a metà secondo quarto.
Pillastrini comprese che l’unica arma di Rieti per arginare Childress, non riuscendo Fazzi a contenerlo, era quella di aggredirlo in difesa con Labaque però, dopo due partite, la mossa non era più una sorpresa e così il Professore salì in cattedra segnando 20 punti (5/6 da 2, 3/4 da 3) in 17’ uccidendo la partita. Fazzi e Labaque lo subivano sia in attacco che in difesa.
A tale proposito occorre una riflessione. Il grande salto di qualità che permise alla Noi Sport di arrivare in finale di playoff fu senza dubbio la cessione di Santangelo che permise di prendere Zanelli e Rush, allungando così il roster. Purtroppo, però, non fu mai possibile rimpiazzare a dovere il playmaker italoamericano. Però, mai come contro Montegranaro e Childress, sarebbe servito, oltre a Fazzi, un giocatore come Santangelo anche se, quando era ancora in forza a Rieti, ne fu lamentata una sottile carenza di leadership, se non altro per contenere in difesa Childress.
Sfortunatamente, la serenità, la sicurezza e la perfetta organizzazione tecnica che permisero alla Sutor di eliminare sia Rimini che Caserta, malgrado il fattore campo sfavorevole, non riuscivano ad essere scalfite nemmeno da una Sebastiani che poteva contare su una panchina assai profonda e su un pacchetto di lunghi, almeno sulla carta, superiore a quello di Montegranaro che, da par suo, difendeva benissimo e in attacco giocava come un orologio svizzero.
La Noi Sport rintuzzò almeno quattro tentativi di fuga di Montegranaro che si trovò altrettante volte avanti di 7-8 punti. L’ultima occasione fu all’inizio del secondo quarto. Rieti riuscì ancora una volta a reagire e al 3’, sul 25-22 per Montegranaro, ebbe a disposizione ben tre possessi per portarsi almeno a -1. Purtroppo, per altrettante volte gli uomini di Lasi non riuscirono neanche a tirare e così la Sutor allungò di nuovo finché Rush commise l’antisportivo che sancì la fine dei giochi.
Quali furono le cause della disfatta che, a 2’ dal termine, registrò l’umiliante 82-55 per i padroni di casa? Detto del nervosismo e delle paure iniziali di molti giocatori, degli evidenti limiti di Mobley e della mancanza di un uomo realmente capace di fronteggiare Childress, non resta che sottolineare la difficoltà a trovare un sistema difensivo collettivo che riuscisse a limitare sia il Professore che la perfetta circolazione di palla predisposta da Pillastrini che, sistematicamente, trovava sempre un uomo smarcato per il tiro da tre. Invece, l’attacco reatino era sistematicamente faticoso, laborioso, complesso e già le prime linee di passaggio erano rese difficili tanto che era un problema sia dare la palla ai lunghi sia arrivare a un tiro da fuori pulito.
Dall’infernale calderone della tribuna reatina partirono critiche per tutto e tutti: alla carenza di coraggio palesata da alcuni giocatori e alla gestione tattica del match. I tifosi erano infatti consapevoli che garaquattro sarebbe stata difficilissima ed erano pronti ad assistere a una battaglia ed anche all’ipotesi di una sconfitta. Ma non in quel modo e di quelle proporzioni. Molti non ebbero la forza di subire gli sfottò dei tifosi marchigiani e iniziarono ad andarsene durante l’ultimo quarto. A quel punto pochissimi, compresi quelli che rimasero fina alla fine, credevano in un miracolo in garaquattro.

Garaquattro: Montegranaro – Rieti 70-58

Quante chances aveva realmente la Sebastiani di ribaltare la serie riportandola a Rieti per disputare gara5? E poi bisognava capire perché la sorte si accanisse così contro la Sebastiani, perché tutto dovesse sempre essere così faticoso per Rieti che aveva sudato 16 anni per tornare in Legadue e che dal 1982 mancava dalla serie A mentre, tutto intorno altre realtà nate da poco, senza neanche un minimo della tradizione cestistica reatina, in un batter d’occhio riuscivano a raggiungere il paradiso che per Rieti sembrava veramente irraggiungibile. Bisognava cercare di capire quale fosse il sortilegio che da tre stagioni metteva sempre tra i piedi della Sebastiani questa dannata, insuperabile (ma anche ottima) Montegranaro. Ormai la questione rischiava di trascendere dall’aspetto tecnico per sfociare nel campo dell’irrazionale.
Bisognava dunque tenere i piedi per terra, riflettere, usare la testa per rimettere insieme quel poco su cui si poteva contare e da lì ripartire per l’ennesima volta verso le Marche e provare a strappare una vittoria che ridesse un po’ di speranza. L’analisi però era impietosa. Ormai non si poteva più contare su Mobley (13 punti nelle prime 3 gare; 3/18 al tiro complessivo), vivisezionato in tutti suoi difetti, messi a nudo da Pillastrini e sui quali insisteva a giocare. Labaque, a parte un po’ di aggressività e di grinta, non riusciva a reggere fisicamente i pari ruolo avversari e lasciava Fazzi da solo contro Childress e Nikagbatse. E se il playmaker veniva messo in difficoltà, se gli si chiudevano le vie di passaggio diventava difficile servire i lunghi (Pearson e Rush) o dare palloni puliti a Melvin, costantemente raddoppiato nonché orfano dell’altro terminale offensivo (Mobley) che gli creasse un po’ di spazio. Dunque, se si faticava a imporre il proprio gioco in attacco almeno si doveva provare a difendere il più forte e duro possibile, sperando magari in una partita sopra le righe di uno tra Zanelli (il più navigato), Feliciangeli (capace talvolta di sfoderare imprevedibili grandi partite) e Rosselli (forse però ancora un po’ acerbo). E poi, possibile che prima o poi la pressione, la paura di sprecare il primo match-point, non giocasse un brutto scherzo a Montegranaro come già le era successo in casa contro Caserta in gara4 di semifinale? Anche se poi era andata a vincere gara5 proprio in Campania.
Con queste piccolissime speranze il consueto encomiabile esercito di reatini, appena un po’ meno del solito, rimise il muso delle auto verso Porto San Giorgio e ripartì. L’atmosfera dentro il PalaSavelli era da playoff del campionato greco: sembrava si stesse per giocare una sfida tra Olympiakos e Panathinaikos. Chissà, forse l’ambiente surriscaldato avrebbe messo le ali a qualcuno dei nostri.
L’avvio di partita vide entrambe le squadre contratte ma con i padroni sempre in vantaggio. Feliciangeli si caricò subito di falli. Rieti segnava col contagocce. Al 6’ la Sutor conduceva 20-9 dopo che Lasi si era preso un tecnico per scuotere la situazione. La squadra si riprese e, grazie a un Fazzi ispirato, terminò il primo quarto sul 22-15. Nel secondo quarto furono Melvin, Rush e Pearson a scrivere punti a referto ma al riposo le distanze erano praticamente immutate: 36-28 per i padroni di casa.
Il terzo quarto si aprì con un break di 0-8 per Rieti inaugurato dal secondo canestro della serata di Mobley, seguito da 2 triple di Fazzi alternate da 2 punti di Pearson. Dopo 24’ il tabellone segnava 36-38 per Rieti. Il sangue dei tifosi marchigiani si era congelato nelle vene. La paura di vincere avrebbe realmente bloccato Montegranaro? Era quello comunque il momento di provare ad assestare il colpo del KO. La Sutor, ancora a secco nel terzo quarto, non segnò per altri 2’ ma la Sebastiani sciupò tre possessi consecutivi, tra cui un incredibile contropiede con Mobley, per incrementare il vantaggio, intimorire Montegranaro e provare a incrinarne la sicurezza. Rieti però si bloccò e fu la volta dei padroni di casa d’imporre un piccolo controbreak di 8-3 con la Sebastiani incapace di segnare in azione (3 punti scaturirono da 2 tiri liberi di Rush e da 1 di Mobley). Tutto sommato comunque, dopo quanto s’era visto in gara3, tantissimi, prima del match, avrebbero messo la firma per iniziare l’ultimo quarto sul 44-41 per Montegranaro. Ma la sensazione era che la Sebastiani avesse già sciupato la sua buona occasione.
Nell’ultimo quarto il primo canestro per Rieti arrivò dopo 3'13” ad opera di Feliciangeli, mentre la Sutor aveva già messo a segno 9 punti (53-43) e avrebbe mantenuto questo vantaggio più o meno per il resto della partita. Molti reatini non ce la fecero a resistere dentro al PalaSavelli e iniziarono a sfollare.
Di tutte le sconfitte con Montegranaro quest’ultima fu la più dura. Nel 2004, tutto sommato, ci fu la consolazione del successo su Trapani che spalancò comunque a Rieti le porte della Legadue. Nel 2005 i playoff erano stati acciuffati per i capelli da una Sebastiani rimaneggiata dalla cessione di David Hawkins e dall’infortunio di DeMarco Johnson, per cui non pensava certo alla promozione, salvo rimanere con l’amaro in bocca per non essere riusciti a togliersi lo sfizio di vendicare il playoff perso l’anno precedente. Ma questa volta, col vantaggio del campo a disposizione e le tantissime aspettative andate deluse, il colpo fu veramente duro da assorbire. Fuori del PalaSavelli diversi tifosi erano in lacrime. Non era mai capitato in passato.

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2005/06 LA SQUADRA
CHRIS PEARSON
CLIFF MEELY PREMIATO NEL 2004 DALLA COLORADO UNIVERSITY
DONZELL RUSH
FABIO ZANELLI
GRATTACAPI
GUIDO DA EMPOLI
INTERVISTA
LA FIDANZATA DI LABAQUE
LA PRIMA NOVITA'
L'ABBACCHIO
LO SCOPRITORE DI DAVID HAWKINS
MATT SANTANGELO
MONTEGRANARO TERZO ATTO 1
MONTEGRANARO TERZO ATTO 2
MONTEGRANARO TERZO ATTO 3
MONTEGRANARO TERZO ATTO 4
MONTEGRANARO TERZO ATTO 5
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RICEVIMENTO 1
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