Campionati
 
1976 / 1977

Nel 1976 la Fip cedette in parte alle pressioni della Lega che raccoglieva le istanze delle società e degli addetti ai lavori i quali facevano leva sulla spinta del boom che all’epoca il basket stava realmente vivendo. La federazione, ancora restia ad introdurre il secondo straniero, in alternativa decise di consentire il tesseramento di un oriundo per squadra.
Anche la Brina cercò il suo oriundo. E ne scovò uno teoricamente molto buono: Mike Grosso. Si trattava di un pivot di 2.08 dal buon passato da professionista, nell’ABA, la cui carriera era stata però stroncata da un incidente a un ginocchio e che da un anno faceva il telecronista. Per un buon mese il nome di Grosso fu avvolto da un vero e proprio velo di mistero: arriva, non arriva, è già arrivato, è già ripartito. Effettivamente Grosso arrivò e fece un provino a porte chiuse. I pochi presenti parlarono di un giocatore dalla tecnica sopraffina. Peccato che zoppicasse. Ma ai 208 centimetri di Grosso, specialmente ora che stava per andarsene Vendemini, nessuno intendeva rinunciare. Il giocatore fu comunque tesserato ma non tornò mai a Rieti malgrado le lunghe ore di accorati appelli telefonici e gli innumerevoli biglietti aerei prepagati inviatigli e mai ritirati.
Sfumato Mike Grosso, Pentassuglia, confermato alla guida del quintetto, dovette rinunciare all’uomo che in teoria avrebbe potuto rimpiazzare Luciano Vendemini, appena ceduto alla Chinamartini Torino per 220 milioni per far quadrare i conti dopo tre stagioni assai onerose sia per l’acquisto dello stesso Vendemini, sia per gli ingaggi di Gennari, Masini, Cerioni che per le due dispendiose stagioni in Coppa Korac nonché per un anno di affitto del Palaeur. Luciano in tre stagioni a Rieti era assai migliorato, ma la Brina non poteva garantirgli determinati palcoscenici ai quali meritava di aspirare ora che, grazie anche alla maturazione raggiunta a Rieti, era pure diventato un punto fermo della nazionale.
Nel frattempo Gennari, a causa dei problemi al ginocchio, si era ritirato ed era stato rimpiazzato dal forlivese Adolfo Marisi (1,94), una buona mano-calda, serissimo professionista, già inseguito nelle stagioni precedenti, visto che giocava in serie B nella Brina Forlì. Valenti, insieme a Vendemini, era partito con la sua Chevrolet in direzione di Torino. A sostituirlo arrivò il playmaker romano Franco Kunderfranco che avrebbe garantito spazio a Brunamonti, a cui si aggiunse anche Luca Blasetti (1.98, braccia lunghissime che lo facevano diventare un 2.03). Si ritirò Simeoni, ultimo reduce della Sebastiani storica. Stagni tornò a Bologna dopo tre anonime stagioni lasciando spazio a Sanesi. Infine, avendo ceduto Vendemini, era evidente che la Brina dopo tre stagioni dovesse rinunciare a Lauriski, potendo abbordare un centro vero soltanto tra gli stranieri. «Ho uno splendido ricordo sia di Gennari che di Lauriski – racconta Domenico Zampolini – e del primo non scorderò mai la professionalità e gli incoraggiamenti. Al ritorno da una lunga trasferta, che affrontammo in treno, nella cuccetta eravamo io Tony ed Elio. Quel giorno avevo giocato bene e non dimenticherò mai i complimenti elargitimi spontaneamente quella notte. Avevo con me un registratore ed ho ascoltato spesso la cassetta con le loro voci. Riascoltare quelle parole nei momenti difficili mi ha aiutato molto. Bob invece – prosegue Domenico – è stato il più bravo ragazzo che ho mai conosciuto. Per me valeva quanto Bob Morse, soltanto che non aveva una squadra al suo servizio per preparagli una serie di blocchi per il tiro. Lauriski da piccolo aveva studiato danza e ciò gli aveva conferito una notevole mobilità di piedi che gli era assai utile per smarcarsi. Da lui ho imparato i primi rudimenti del tiro. Peccato averci giocato insieme solo un anno».
Con tutto il rispetto per il carissimo Bob Lauriski, mai scelta fu più azzeccata considerando che a Rieti arrivò un certo Willard Leon Sojourner, del quale si sapeva pochissimo e la cui storia è raccontata nelle sezioni a lui riservate.
La Brina, trascinata da un Sojourner semplicemente maestoso, viaggiò sempre nelle prime posizioni e tra le gare disputate resta indimenticabile quella giocata a Rieti col Cinzano Milano che schierava, oltre al pivot Lars Hansen, l’oriundo Charles Menatti, Vittorio Ferracini, Pino Brumatti e un gruppo di promettenti: i gemelli Paolo e Dino Boselli, Paolo Bianchi e via dicendo.
Gli ospiti partirono fortissimo. A inizio ripresa erano avanti di 18 punti, l’arbitraggio non era dei migliori e subiva il blasone dei lombardi. L’atteggiamento dei milanesi era un po’ arrogante, compreso quello di un paio di giornalisti del nord inviati a Rieti. All’ennesima discutibile decisione arbitrale contro Rieti, il Palasport esplose e letteralmente si scatenò. Il tifo più selvaggio mai visto al Palaloniano coinvolse anche la squadra. Sojourner, da sempre campione di correttezza, con una gomitata ruppe il naso allo spigolosissimo Hansen che uscì sanguinante. Sembrava di essere al Colosseo. Gli arbitri, ancora una volta Totaro e Bottari, sentivano l’alito dei tifosi, ed anche qualcos’altro, sul collo. Il Cinzano scomparve, la Brina operò una rimonta incredibile, se si pensa che ancora non esisteva il tiro da tre punti, e vinse 94-91 (Sojourner e l’ex scarpetta rossa Cerioni 25, Zampolini 15, Brunamonti 14, Marisi 11).
«Abbiamo dato tutto in quella partita – ricorda Roberto Brunamonti – io crollai nello spogliatoio spossato dai crampi alle gambe. Ero talmente stremato che, tornando a Spoleto, non riuscivo neanche a guidare. Ma la scena più bella fu vedere Il presidente Milardi entrare nello spogliatoio e crollare anche lui esausto su una panca e dire: questa sera mi avete dato una grande soddisfazione». Quella di avere sconfitto la Milano di Adolfo Bogoncelli e Cesare Rubini. Quest’ultimo a fine gara, non del tutto a torto, ebbe molto da recriminare e promise che la storia non sarebbe finita lì. Milano infatti presentò reclamo mentre il match ebbe anche molti strascichi sui giornali con botte e risposte tra cronisti divisi da passioni diverse. Addirittura venne anche messa in dubbio la regolarità del tesseramento di Sojourner. Ma un paio di verifiche confermarono che tutto era in regola. Il reclamo fu rigettato. La regular season terminò con la Brina al 4° posto (30 punti) dietro a Genova (32), Fernet Tonic Bologna (34), Cinzano (36).
In poule promozione la Brina perse entrambi i match con Venezia e le trasferte di Pesaro, Gorizia, e Torino. Venezia terminò al primo posto e rimase in A1. Rieti e Pagnossin Gorizia chiusero appaiate a 18 punti e dovettero spareggiare per salire in A1. Il match fu disputato a Bologna, l’8 Maggio, al Madison di Piazza Azzarita, come al solito preso d’assalto dai tifosi reatini che speravano in un’altra Pesaro ‘73. Anche perché all’ultima giornata della poule la Brina aveva letteralmente triturato senza alcuna pietà (116-80) Torino sciorinando una basket da favola. Zampolini, inarrestabile (tiri, penetrazioni, contropiedi, schiacciate, stoppate) ne aveva fatti 39, Cerioni 28, Sojourner 23, Marisi 20. I restanti 5 punti furono opera di Brunamonti e Kunderfranco. Un segnale che quella panchina era ancora maledettamente corta. A Bologna i goriziani, guidati da Gianfranco Benvenuti in panca, e da Steve bracciacorte Garrett (22) e Ardessi (14) in campo, andarono in testa e ci rimasero fino al termine. Solo Willie (20) e Zampolini (23) furono all’altezza della situazione e Rieti dovette soccombere 79-72. In estate si parlò a lungo e invano di un ripescaggio grazie all’ennesima possibile riforma del campionato, ma non accadde nulla. Meglio così: la serie A1 era rimandata ma nessuno immaginava, durante il noioso viaggio di ritorno da Bologna, che il meglio doveva ancora venire.
«Credo che Gorizia fosse una squadra più matura e organizzata della nostra – ammette Zampolini – noi faticammo a raggiungere quello spareggio ma eravamo un squadra con troppi giovani. Col senno di poi, meglio non essere andati subito in serie A1 e disputare un’altra stagione per maturare in A2».

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"IL GANCIO"
1976/77 LA SQUADRA
COMINCIA LO SPETTACOLO
DOMENICO ZAMPOLINI
ESORDISCE LUCA BLASETTI
FACEVA FREDDO AL PALASPORT
FIDUCIA A ROBERTO BRUNAMONTI
FIGURINA
GIANFRANCO SANESI
I DUE AMICI
IL PROVINO SEGRETO
IL VECCHIO E IL NUOVO PIVOT
IL VETERANO DELLA BRINA
L'AMICO DI WILLIE 1
L'AMICO DI WILLIE 2
L'AMICO DI WILLIE 3
L'AMICO DI WILLIE 4
WILLIE DOMINA
WILLIE SOJOURNER NELL'ABA
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